LA LETTERA DI SAN FRANCESCO D'ASSISI AI SACERDOTI

ANNO SACERDOTALE

San Francesco scrive ai chierici

Un paragrafo tratto dalla Lettera di Francesco sul sacerdozio e l’Eucarestia (Edizioni Porziuncola, Assisi 2010), un volume uscito di recente con commento e note del prof. Marco Guida.


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Tra le lettere che Francesco raccomanda di consegnare e diffondere, un posto particolare occupa la Lettera ai chierici che ci è pervenuta in due distinte redazioni. La prima è trasmessa da un solo manoscritto vergato prima del 1238 nell’Abbazia benedettina di Subiaco; della seconda redazione, invece, i testimoni manoscritti sono 26, a conferma della prassi attuata da Francesco di far copiare le sue lettere e della centralità che la riforma del culto eucaristico aveva assunto nella Chiesa con il Concilio Lateranense IV del 1215[1]. Entrambe le redazioni di questo scritto sono successive alla lettera Sane cum olim di Onorio III (1219)[2] sul culto eucaristico, e al ritorno di Francesco dall’Oriente nel 1220.



Francesco nella lettera riconosce il valore sacramentale non solo della eucaristia ma anche dei nomi e delle parole di Dio e vuole mettere in guardia i chierici, tra i quali anch’egli si annovera, dall’ignoranza verso questi misteri[3]. A questa attenzione “teologica” verso i santi misteri, segue l’ammonimento “pratico” di Francesco a non amministrarli senza discrezione, cioè privi di fede, e illecitamente, violando le norme della Chiesa. Il decoro, la pulizia e la dignità delle chiese e degli oggetti destinati al culto costituiscono un impegno per Francesco già nei primi anni successivi alla sua conversione: «Un tempo, quando dimorava presso Santa Maria della Porziuncola, e i frati erano ancora pochi, il beato Francesco andava talora per i villaggi e nelle chiese dei dintorni di Assisi, annunziando e predicando al popolo di fare penitenza. E portava una scopa per pulire le chiese. Molto soffriva, infatti, il beato Francesco nell’entrare in una chiesa e vederla sporca. Così, dopo aver predicato al popolo, faceva riunire in un posto fuori mano tutti i sacerdoti che si trovavano presenti, per non essere udito dai secolari. E predicava loro della salvezza delle anime, e specialmente inculcava loro di avere la massima cura nel mantenere pulite le chiese, gli altari e tutta la suppellettile che serve per la celebrazione dei divini misteri»[4]. La Lettera ai chierici a distanza di anni conferma questa antica prassi, e si fa eco della sensibilità di Francesco che non esita a denunciare in modo esplicito l’incuria dei chierici nei confronti del corpo e del sangue del Signore. Una denuncia ed un ammonimento che Francesco, nondimeno, rivolge anche a se stesso quando afferma «di tutte queste cose e delle altre, subito e con fermezza emendiamoci»[5]. Quale chierico tra i chierici, egli si impegna in prima persona e si pone come esempio per una rinnovata venerazione e cura per le cose del Signore, consapevole che la dignità e la santità dei chierici sono dono ed impegno che scaturiscono dall’offerta di sé che il Signore fa nell’eucaristia attraverso le loro mani: «Guardate la vostra dignità, fratelli (cfr. 1Cor 1, 26) sacerdoti, e siate santi perché egli è santo (cfr. Lv 19, 2). E come il Signore Iddio vi ha onorato sopra tutti gli uomini, con l’affidarvi questo ministero, così anche voi più di tutti amatelo, riveritelo e onoratelo. È una grande miseria e una miseranda debolezza, che avendo lui così presente, voi vi prendiate cura di qualche altra cosa in tutto il mondo. Tutta l’umanità trepidi, l’universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull’altare, nelle mani del sacerdote, è presente Cristo, il Figlio del Dio vivo (Gv 11, 27). O ammirabile altezza e stupenda degnazione! O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, si umili a tal punto da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane! Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori (Sal 61,9); umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati (cfr. 1Pt 5, 6; Gc 4, 10). Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinché tutti e per intero vi accolga Colui che tutto a voi si offre»[6].